Buongiorno amici di Nerd House, oggi abbiamo avuto la fortuna di intervistare un’artista davvero bravissima, appunto Daria Montanari.

Daria Montanari ha un talento unico, in grado di abbracciare la maggior parte degli stili artistici esistenti.
Grazie a questa sua abilità ha dato vita a uno stile proprio è inconfondibile capace di emozionare anche
con un solo gioco di chiaroscuri. Abbiamo avuto il piacere di parlare con lei di arte, musica, cinema e
fumetti (il suo (The) Zombies, ideato e sceneggiato dall’autore Stefano Labbia – Killer Loop’S 1, non è
ancora in stampa ma l’hype è alle stelle) seppur online e quella che segue è una chiacchierata
elettrizzante e piena di passione per l’arte a 360 gradi.

Nerd House: Salve Daria, grazie per il tempo che ci dedichi. È un vero piacere poter parlare con te, giovane talento
italiano. Quand’è che Daria ha scelto di voler diventare artista? Ricordi l’esatto momento?
Daria:Grazie a voi!
Credo di averlo sempre saputo, in un certo senso… Non è mai stata una decisione, era la risposta più
naturale che mi venisse di fronte ai bivi della vita. Credo che la difficoltà vera sia stata non tanto lo
scegliere questa strada, ma continuare a a percorrerla e difenderla.

NH: (The) Zombies è un fumetto particolare: leggendo il Concept e navigando in rete si riesce a capire che
è distante anni luce dalla classica faida uomo – zombie come invece accade nel genere quando viene
messo in scena nei comics, in TV o al cinema. È dunque questo il punto di forza della serie?
D: Innanzitutto, non è un survival: il fulcro della trama non è su come i protagonisti fuggono, combattono o
si salvano dagli zombie. Qui gli zombie sono all’ordine del giorno; sicuramente un pericolo da non
sottovalutare, ma non hanno messo in seria difficoltà l’esistenza umana. E’ qualcosa con cui bisogna fare
i conti, che ha cambiato la nostra quotidianità, ma non la natura umana nel suo essere… Ci vuole ben
altro per cambiare gli umani, purtroppo e per fortuna!
Uno dei punti di forza da non sottovalutare è l’attualità del tema: gli zombie sono una metafora molto
appropriata per il nostro presente.

NH: È la prima volta che ti cimenti con un post apocalittico? Com’è lavorare su un filone diverso da tutti gli
altri?
D: Ho avuto il piacere di affrontare questo tema anni fa, quando ancora frequentavo la Scuola del Fumetto,
collaborando con una cara amica al suo progetto intitolato Unforgiven (si trova ancora su
smackjeeves.com ).

E’ sempre un’avventura trattare temi fuori dal comune, richiede tanta versatilità e studio a non finire
per riuscire a disegnare tutto come si deve.
Diciamo che per i disegnatori un genere vale l’altro, dipende molto dai gusti personali quanto poi ci si
trova in sintonia con i personaggi e le ambientazioni. Mi ci ritrovo bene con le città semi-abbandonate e
le orde di zombie affamati!

NH: Cosa ti ha colpito della protagonista femminile, Joanne Monroe e del protagonista maschile, Arthur
Beckett?
D: Con Joanne ci siamo trovate subito, per così dire. E’ una giovane donna forte e determinata e, già nelle
prime pagine, vediamo che tocca a lei porre rimedio alle intemperanze del suo collega Beckett… Lui ha
l’aria del buontempone disilluso, ma si capisce subito che è solo una maschera, sotto c’è molto di più di
quello che vuol far credere.

NH: sei una donna prima che un artista: conoscendo la bibliografia di Stefano Labbia sappiamo che le
donne da lui rappresentate (Kanvas in Killer Loop’S, Hellscat, Titania, Super Madness in Super Santa /
Kremisi) sono donne che soffrono ma che non si arrendono mai. E si salvano da sole. Perché c’è sorpresa
dietro l’archetipo della donna descritta dal Labbia secondo te? È così distante dalla realtà del mondo in
cui viviamo?
D: E’ un archetipo in realtà non così nuovo… Sbirciando nella mitologia classica, ad esempio, riconosciamo
Artemide e Atena, che sono donne forti, indipendenti, guidate dalla propria volontà e dai propri
desideri; figure che sono state lasciate un po’ da parte nei secoli, sia per quanto riguarda le varie
strutture sociali che si sono avvicendate, sia come figure immaginarie per rappresentare tali società.
Tuttavia non sono mai “morte”, ci sono sempre state delle Atena e delle Artemide e purtroppo non
devono aver avuto vita facile…
E in effetti essere un’Artemide o un’Atena, anche oggi, non è così semplice. Sono archetipi e personalità
che vengono scoraggiati e non sostenuti. Ma chi ha dentro di sé questo carattere non lo soffoca così
facilmente… Magari lo coltiva in segreto per poterlo sfoderare quando serve!
Stefano racconta questo tipo di donne, quelle che mettono sé stesse prima di ogni altra cosa e che
realizzano i propri obiettivi. Quello che possiamo fare (noi artisti, scrittori, autori…) è dare spazio a
queste figure e così ispirare chi ne ha bisogno nella vita reale.

NH: Beckett e Monroe sembrano una coppia affiatata dalle immagini pubblicate in rete: puoi parlarci del
loro legame?
D: Si parla sempre dello Yin e dello Yang che sono due realtà totalmente necessarie l’una all’altra. Beckett e
Monroe sono proprio così, anche se impiegheranno un po’ di tempo per capirlo!

NH: Cosa deve aspettarsi il lettore da (The) Zombies?
D: Una buona lettura coinvolgente e stimolante, azione e suspance, momenti divertenti e tragici,
personaggi con cui crescere… E’ una serie da non perdere!
NH: Musica: sappiamo che da appassionata di ogni arte sei una cultrice. I tre migliori album della storia
della musica? O anche quelli a cui sei più affezionata!
D: Sembra che ne capisca di musica, perché ascolto cose a volte molto particolari… Ma in verità la mia
cultura musicale è ahimè scarsa!
E’ comunque un elemento importantissimo nella mia quotidianità e nei miei processi creativi, ascolto
quello che mi piace e con cui sento di avere una connessione emozionale.
Tre album che hanno un grande significato per me:

  • “The least we can do is wave to each other” dei Van Der Graaf Generator
  • “Ceremonials” di Florence & The Machine
  • “Deggial” dei Therion

NH: Stai per partire per Marte e devi preparare una valigia con a disposizione solo lo spazio per un CD un
libro e un DVD. Fai la tua scelta!
D: CD: “Opus Eponymous” dei Ghost.
Libro: la quadrilogia di 2001: Odissea nello Spazio. Sono stati anche pubblicati in un unico volume…
Conta come un libro solo, no?
DVD: Rocky
NH: Tornando a (The) Zombies, da quello che abbiamo capito la struttura dei vari volumi che si
succederanno è molto semplice ci sono episodi autoconclusivi e altri divisi in prima parte e seconda
parte. Da artista e da lettrice quale delle due prediligi e perché?
D: Da lettrice ho imparato ad apprezzare la snervante attesa del capitolo/volume successivo, anche quando
c’è da spettare un anno o più e magari sono stata lasciata con un potentissimo cliffhanger. Questa è una
delle cose che contribuiscono ad accrescere il rapporto che si crea fra autore e lettore ed è poi
meraviglioso vedere ripagata la propria pazienza.
Anche come artista, riconosco che le storie lunghe, le continuity che impegnano tanto sia
autori/disegnatori che i fan, sono un modo per avere una connessione con i lettori ed è una cosa bella e
preziosa.
Personalmente amo anche le storie autoconclusive, con quel senso dolceamaro lasciato dalla parola
fine, quando magari se ne vorrebbe ancora di più. Però ci sono storie che devono finire presto, è il loro
bello e va bene così.

NH: Stai per leggere il primo volume di (The) Zombies: come bevanda scegli caffè, te o cioccolata calda?
D: Una bella tazzona di the!

NH: Puoi anticiparci qualcosa del primo volume?
D: …Sono sempre titubante a dare anticipazioni, da lettrice amo la sorpresa.
Mi limiterò a dire: gang di motociclisti.

NH: Grazie mille per la pazienza e la disponibilità!

Bene amici di Nerd House, per oggi è tutto! Spero che l’intervista vi sia piaciuta vi lasciamo qui sotto i contatti Instagram di Daria e di Stefano in modo che potete seguirli e conoscerli ancora più da vicino!

Speriamo di poterli rivedere entrambi dal vivo la prossima volta, in modo da rendere ancora più piacevole la chiacchierata!

Un saluto alla prossima da tutto lo staff di Nerd House! E non dimenticate mai:

MANY NERDS, ONE HOUSE!