Tra protagonisti, un destino comune

American Born Chinese è l’ultima fatica del pluripremiato autore Gene Luen Yang (Shang-Chi, Superman smash the Klan ecc.) che si dimostra capace di una versatilità tematica non indifferente e di caratura senz’altro importante.

La recensione contiene SPOILER, quindi occhio!

In questo volume, facciamo la conoscenza del giovane Jin-Wang, un ragazzino di origine sinoamericana da poco trasferitosi in America con i suoi genitori per motivi lavorativi. Ben presto dovrà affrontare una dura lezione: essere uno dei pochi ragazzini della scuola di quell’etnia non è cosa semplice, né tantomeno fare nuove amicizie.

Col tempo, il nostro giovane protagonista farà nuove amicizie, seppur di basso rilievo per lui, tra queste figura il timido ed impacciato Wei Chen Sun, e comincerà ad ingranare con questa sua nuova vita ma nel frattempo le cose non vanno tanto bene per un altro elemento cardine della vicenda e cioè l’amabile Re Scimmiotto. Il Re Scimmiotto fa parte della moltitudine di divinità appartenenti al pantheon cinese ma anche lui come il nostro giovane Jin deve affrontare la problematica dell’insicurezza e del sentirsi tagliato fuori dagli altri. Se per Jin Wang questo è rappresentato da una scarsa autostima e dal ritrovarsi in un contesto sociale che non gli appartiene, per in nostro Re scimmiotto, invece, questo viene marcato da un rifiuto bello e buono, da parte delle altre divinità, nell’accettarlo come parte integrante del pantheon. Inizialmente, tutto questo, viene visto dal Re Scimmiotto come segno di sfregio alla sua persona, ma dopo aver padroneggiato le arti del kung- fu giurerà vendetta a tutti, persino al suo creatore Tze-Yo-Tzuh.

Ma nel frattempo facciamo la conoscenza anche di Dany e del suo cugino cinese guastafeste Chin Kee. Il modo in cui Yang banalizza la figura di quest’ultimo, quasi a renderlo volgare e volutamente inappropriato, fa capire quale il suo intento sia di rendere tangibile al lettore che gli stereotipi possono essere una lama a doppio taglio se mal riposti, e che non bisogna mai generalizzare ma andare sempre oltre la visuale spicciola a cui di solito ci si approccia.

Nel frattempo le vite dei nostri altri due amici proseguono con delle svolte. Il Re Scimmiotto dopo esse stato impriogionato per la sua superbia sotto un masso per 500 anni, viene liberato dal monaco Wong- Lai- Ts, imparando definitivamente la lezione dell’umiltà e servendo il suo maestro; mentre per Jin è il momento di infatuarsi di una giovane ragazza americana del liceo e di compiere pazzie per lei senza nemmeno essere notato troppo.

Una svolta inaspettata

Arrivati a queso punto del nostro viaggio, ci si potrebbe anche chiedere cosa hanno in comune questi tre bizzarri personaggi e se in effetti li lega qualcosa. Ben presto Yang dà vita ad un twist con il quale scopre tutte le sue carte in tavola e rende il legame sottile tra Jin e il Re Scimmiotto ancora più forte che mai.

Dopo aver litigato con il suo migliore amico, Jin desidera di essere un ragazzo americano ed ecco che questo suo desiderio si concretizza dando vita a Dany. Ma non è tutto. Chin-Kee altri non è che il Re Scimmiotto sotto mentite spoglie in missione per conto di Tzo-Ye-Tzuh e Wei Chen Sun è suo figlio.

In tutto questo, il Re Scimmiotto impartisce una severa quanto giusta e limpida lezione al giovane Jin. In maniera molto semplice fa capire al nostro protagonista come le nostre origini e radici, di qualunque natura esse siano, sono le più importanti in assoluto e che anche se provi ad alterare la tua natura, questa verrà sempre a galla.

Yang, con uno stile narrativo e artistico semplice e cartoonesco quanto basta, dà vita ad una parabola di vita che mostra con leggerezza quanto sia importante credere in sé stessi e nella propria cultura, nazionalità e provenienza sociale. E’ un inno, anzi un invito alla fiducia e al non demordere mai nella vita, nonostante si possano mettere in mezzo situazioni che rappresentano dei veri e propri scossoni emotivi.

Un volume che potrebbe sembrare banale, fare il compitino ma che funge da importante strumento per trasmettere un messaggio importante quale può essere l’avere una forte consapevolezza identitaria con le proprie radici.

Perché leggere American Born Chinese

Un volume così, con un imprinting così deciso, ma anche vivace e scanzonato è sicuramente una lettura che mette allegria e che trasmette al lettore, non solo una grande fiducia, ma sicuramente lo arricchisce con il sorriso su temi che possono sembrare lontani, ma che invece non sono stati mai così attuali.

E’ una lettura senz’altro valida che va affrontata con leggerezza, lascia il sorriso e ti fa capire che anche se il mondo può sembrare un posto buio e grigio, con un pò di coraggio, e una sana dose di fiducia puoi affrontare tutto.

Da Gabri è tutto, ci vediamo alla prossima recensione!

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Many Nerds, One House!