Un saluto a tutti voi Nerd! Qui il vostro Luke per raccontarvi e consigliarvi un ottimo libro, tutto italiano. “Manichini” è l’opera di Riccardo Iannacone e Irene Caltabiano, che abbiamo avuto il piacere di conoscere in fiera a Sanremo. Un racconto su un’apocalisse zombie che esplode proprio in un tempio di eleganza e raffinatezza: la Milano Fashion Week. Il gruppo che si ritrova insieme ad affrontare questo caos non potrebbe essere più variegato e stravagante, eppure per salvarsi la vita dovranno trovare il modo di collaborare.

Si tratta di un romanzo che è difficile classificare con uno dei soliti generi perché appartiene ad un insieme di essi che si può dire sia diventato un genere a sé stante: l’apocalisse zombie. Un mix elementi che accomunano un po’ tutte le opere che raccontano dell’argomento fa sì che si possano classificare in una categoria unica e ciò che di solito rende diverso e apprezzabile una storia di questo genere è il modo in cui viene raccontata e i protagonisti della storia.
I due autori hanno portato originalità in questo libro proprio attraverso questi due mezzi narrativi. In Manichini infatti, le vicende vengono narrate attraverso gli occhi e le esperienze di ognuno dei sei protagonisti. Insieme a loro si vive la storia da prospettive diverse, che assumono caratteristiche uniche in base alla visione di ogni personaggio. E questa intrigante visione viene messa in scena proprio grazie alla eterogeneità dei protagonisti. Essi sono la rappresentazione stessa della diversità umana. Non solo origini, cultura e classe sociale, ma anche obiettivi, carattere ed emotività.
Grazie ad un sapiente uso di vari stereotipi (di cui tutti in fondo, in fondo siamo un po’ vittime, anche se solo come primo impatto), i due autori descrivono i personaggi principali, per poi demolire questa immagine approfondendoli con il proseguire della storia. Perché alla fine, gli stereotipi non sono altro che una dura crosta di luoghi comuni che nascondono profondità e diversità. Ho visto questa tecnica come un genuino tentativo di giustizia sociale e l’ho apprezzato molto.

Forse meno importante per alcuni, ma non per me, la caratterizzazione degli zombie stessi, in questo romanzo differisce un po’ dai soliti mostri a cui siamo abituati. I morti viventi di Manichini, sono terribili ed orripilanti. Mostri marci e putrescenti che grondano di pus giallo corrosivo e maleodorante. Una versione davvero vomitevole del solito zombie (che già non è un bel vedere). Anche questo serve da contrapposizione forte all’eleganza del luogo da cui parte l’apocalisse. Esseri immondi che insozzano le passerelle dell’alta moda, niente di più apocalittico.
L’ultimo punto che tocco, sempre senza fare spoiler, è il finale. Un finale intrigante e inaspettato, seppur preceduto da qualche indizio che comunque difficilmente porterà sulla giusta strada i lettori. È tutto quello che dirò, per mantenere intatto il piacere della scoperta.

Come considerazioni finali voglio dire che Manichini, è un libro interessante, molto scorrevole e neanche troppo lungo. Un libro da divorare tutto d’un fiato insomma.
Spero di avervi suscitato la giusta curiosità. Se non siete ancora partiti per le vacanze, questo è il libro giusto da portarsi sotto l’ombrellone. Consigliato e approvato dal vostro Luke!
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